In una società che ci vuole costantemente iperconnessi e attivi, sono sempre di più le persone che dichiarano di non dormire bene e di svegliarsi la mattina paradossalmente più stanche rispetto a quando erano andate a letto.
Oggi, 14 marzo, si celebra la Giornata Mondiale del sonno è tra i tanti disturbi riguardanti questa sfera, ce n’è uno raramente investigato ma che interessa una fetta non trascurabile di popolazione, soprattutto tra i giovani e le donne: la sonnolenza diurna patologica.
Come rivela il nome, si tratta di una forte stanchezza e di una sensazione di sonno molto intensa provata durante il giorno «tale da rendere difficile tenere gli occhi ben aperti in momenti in cui si dovrebbe riuscire tranquillamente a mantenere lo stato di veglia e un grado di attenzione sufficiente a svolgere lucidamente attività quotidiane come studiare, lavorare e intrattenere relazioni sociali», spiega il professore di pneumologia e primo ricercatore presso l’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR di Palermo Giuseppe Insalaco, che ha affrontato il tema nella trasmissione Sleepy Talks - dialoghi sulla sonnolenza diurna, andata in onda nei mesi scorsi su Radio LatteMiele e disponibile ora in formato podcast.
Quali sono le cause
Spesso alla base di questo disturbo c’è il così detto jet lag sociale, ovvero le «poche ore passate a dormire a causa di eventi ludici serali, seguite dall’obbligo di doversi alzare presto al mattino, quando in realtà il corpo avrebbe ancora bisogno di una o due ore di sonno».
Se la causa è questa la sonnolenza diurna scompare quando si riesce a dormire qualche ora in più, come accade ad esempio nei weekend.
Non sempre però le cattive abitudini serali bastano a giustificare tale condizione, che invece spesso dipende dalle apnee ostruttive, una problematica caratterizzata da interruzioni nella respirazione durante il sonno dovute all'ostruzione, totale o parziale, delle vie aeree superiori, riscontrata in «circa il 40-50% di chi accusa sonnolenza diurna patologica».
Sonnolenza da non confondere con la normale stanchezza che si prova dopo una giornata impegnativa o un periodo particolarmente stressante, e che può incidere in modo più o meno rilevante sulla qualità della vita: c’è chi semplicemente registra una flessione dell’attenzione in contesti in cui è spettatore e chi, invece, non riesce a portare avanti una mansione lavorativa o a rimanere lucido al volante.
Conseguenze invalidanti e a volte pericolose, che possono essere scongiurate solo individuando l’origine del problema e intervenendo su di esso.
Farlo però non è sempre facile. A rendere la sonnolenza diurna patologica una problematica per lo più sommersa è infatti soprattutto la difficoltà nel riconoscerla. «Spesso chi la prova crede di essere solo un po’ stanco o di soffrire di insonnia», spiega Giuseppe Insalaco «Perché, paradossalmente, al sonno diurno fa da contraltare la sensazione di essere sveglissimi al momento di andare a dormire».
Non si tratta però di una suggestione ma di un evento spiegabile con la scienza: «Chi soffre di sonnolenza diurna patologica può vivere durante la giornata micro addormentamenti della durata di alcuni secondi, dei quali non si rende nemmeno conto, che fanno però arrivare a sera più riposati rispetto a quanto non lo si era al mattino».
Le apnee ostruttive nel sonno si associano quasi sempre al russamento, che a sua volta impedisce anche ai partner di riposare bene. Un evento che può portare a nervosismi nella coppia, come confermato anche da uno studio australiano di alcuni anni fa «che aveva scoperto che le coppie in cui una persona soffriva di apnea nel sonno, tendevano a divorziare molto di più rispetto a quelle in cui non c'era questo problema».
Come riconoscerla
Se si è particolarmente stanchi durante il giorno e non si va mai a letto tardi, è bene quindi sincerarsi della presenza o meno di apnee notturne, tenendo d’occhio i campanelli d’allarme più comuni, come la tendenza ad alzarsi spesso durante la notte per urinare. «Sembrano eventi scollegati ma non è così perché, durante le apnee, il cuore è fortemente sotto stress e per difendersi cerca di ridurre il volume di sangue in circolazione, mettendo in circolo un diuretico naturale che riempie la vescica più rapidamente. Attenzione anche all'eccessiva sudorazione, soprattutto nella zona del torace, che durante le apnee si muove molto di più rispetto alla norma».
Come avviene la diagnosi
Se si ha il dubbio di soffrire di questo problema è bene parlarne con il proprio medico curante che poi a sua volta indirizzerà verso centri di medicina del sonno specializzati. L’esame diagnostico-strumentale più diffuso è la polisonnografia «che si svolge mentre il paziente dorme, così da poter monitorare cosa succede e stabilire il da farsi. In caso di apnea notturna spesso si opta per un trattamento chiamato CPAP, pressione positiva continua, che permette di mantenere e stabilizzare le vie aeree del soggetto e garantire un respiro per tutto il riposo, ma ogni caso è a se ed è bene quindi rivolgersi sempre a medici preparati».