Molte persone riferiscono pressoché quotidianamente di dormire poco - il 42% degli italiani sostiene di dormire meno di 6 ore a notte - e di sentirsi stanche per lunghi tratti della giornata. Si ritiene di solito che la tecnologia e le abitudini moderne da iper-connessione e stress diffuso abbiano ridotto il tempo dedicato al sonno ma un interessante studio ha confrontato il riposo nelle società industrializzate con quello di comunità tradizionali, evidenziando un quadro un po' diverso. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori dormono meno di quelle metropolitane e urbane ma seguono ritmi circadiani più regolari.
Secondo una ricerca pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, non è dunque tanto la quantità di sonno a essere cambiata, quanto la sua qualità. La scarsa regolarità dei ritmi circadiani, che regolano un gran numero di processi fisiologici nell’arco delle 24 ore, può infatti influire pesantemente sulla percezione del riposo nelle ore di veglia.
Sebbene in media si trascorrano otto ore a letto, il tempo effettivamente dedicato al riposo è notevolmente inferiore. Lo mette in luce un nuova indagine, da cui emerge che per il 16% degli intervistati l'atmosfera rilassante è tutto. E tre persone su cinque si concedono i sonnellini diurni
Ore di sonno e percezione della qualità
Si pensa spesso che l’uso di dispositivi elettronici abbia ridotto la durata del sonno. Tuttavia, molte ricerche basano questa affermazione su valutazioni soggettive mentre studi condotti con strumenti di misurazione più precisi, come dispositivi di monitoraggio del sonno o elettrodi per l’analisi delle onde cerebrali, non rilevano una sostanziale diminuzione della durata del sonno negli ultimi cinquant’anni.
Sonno nelle società tradizionali
Alcuni studi mostrano invece che nelle popolazioni di cacciatori-raccoglitori il sonno è più breve e spesso interrotto. I San del Kalahari dormono in media 6,7 ore a notte, gli Hadza della Tanzania 6,2 ore, i Bayaka della Repubblica Centrafricana 5,9 ore e gli Himba della Namibia 5,5 ore.
Una meta-analisi condotta da Leela McKinnon e David Samson dell'Università di Toronto Mississauga su 54 studi in questo ambito ha confrontato le abitudini di sonno di 866 persone in diverse parti del mondo, includendo sia popolazioni industrializzate sia appunto piccole comunità isolate in Amazzonia, Madagascar e nelle isole del Pacifico.
Differenze tra contesti moderni e tradizionali
Cosa ne esce? I dati mostrano che la media del sonno nelle popolazioni tradizionali è di 6,4 ore per notte, mentre nelle società industrializzate è di 7,1 ore. Inoltre, il tempo effettivo trascorso dormendo è più alto nei contesti moderni (88% del tempo a letto) rispetto a quelli tradizionali (74%). Una possibile spiegazione è che nelle società industrializzate il sonno sia meno disturbato da fattori ambientali come predatori o altri pericoli.
Ritmi circadiani e qualità del sonno
Le società industrializzate mostrano però un indice di funzionalità circadiana leggermente più basso (0,63) rispetto a quello delle popolazioni tradizionali (0,7). La minore esposizione alla luce naturale e alle variazioni di temperatura potrebbe influire sulla percezione della qualità del sonno - nel senso che ci ha allontanato da ritmi circadiani regolari - ma naturalmente sono nessi di causalità che richiedono ulteriori approfondimenti. Ciò che esce dall'indagine è che pur avendo incrementato ore ed efficienza del sonno traiamo meno riposo percepito da questo riposo, perché incastonato in un contesto circadiano più complesso.