Pierre Gasly, pilota e gentleman. Con una passione per i profumi

A colloquio con Pierre Gasly, nuovo affascinante ambassador delle fragranze Givenchy Gentleman
Pierre Gasly pilota e gentleman. Con una passione per i profumi
wojciech WOJCIK

Givenchy Gentleman non poteva scegliere meglio la persona che ne incarnasse i valori. Pierre Gasly è un pilota di successo di formula uno. È bello, è giovane e soprattutto è un vero gentleman, romantico, gentile, legatissimo alla famiglia d’origine. Ha 29 anni ed è un uomo da oltre 10 milioni di euro l’anno, mal contati. Ma non fatevi illusioni, è innamoratissimo della fidanzata.

Nato a Rouen, città del freddo nord della Francia nota per la splendida cattedrale, è stato pilota per l’italiana Alpha Tauri e evidentemente in Italia si è trovato bene, tanto da rimanere a vivere a Milano, nonostante adesso corra per la scuderia francese Alpine. Da poco è diventato l’ambassador del nuovo profumo maschile di Givenchy, Gentleman Society Eau de Parfum Ambré: un mix intrigante di assoluta di narciso, vetiver, vaniglia Tasuki, in contrasto con note calde di cuoio, tabacco e sandalo australiano. Lo abbiamo intervistato tra un Gran Premio e l'altro.

Cosa vuol dire per lei oggi essere un gentleman?
«Innanzitutto per me è un onore e una fierezza rappresentare una maison iconica come Givenchy. Era importante per me abbinare la mia immagine a una marca che condividesse i miei valori. Ho la fortuna di vivere una vita da sogno, anche se ho dovuto lavorare tanto per arrivarci e oggi cerco di restituire qualcosa alla collettività, per quanto mi è possibile. Quindi cerco di essere di ispirazione per le nuove generazioni, di veicolare l’importanza del lavoro, della famiglia, dell’attenzione al prossimo. Sono i valori in cui credo e cerco di trasmetterli alla mia comunità di followers. Ho la fortuna di averne tanti (5.600.000 n.d.r.). È come vivere in due mondi diversi: da un lato c’è il mondo della formula 1, dall’altro la mia vita, che è tutt’altra cosa. La vita dei piloti è un po’ folle, viaggiamo nel mondo intero, corriamo 24 gran premi in un anno, tocchiamo tutti i continenti, siamo continuamente esposti, sui media e ora anche sui social. Adesso, poi, si interessano alla formula uno anche le donne. Ormai è un interesse globale, mondiale».

La figura del pilota fa sognare, perché è colui che supera sempre i limiti e rappresenta il coraggio.
«È vero, c’è questa componente di rischio e questo giocare sempre con il limite: è questione di coraggio, ma anche di ricerca di adrenalina. Quando si corre a 370 km l’ora si vivono delle sensazioni che non si paragonano con nient’altro della vita di tutti i giorni. Io sono un tipo curioso, provo tante esperienze, ma non c’è nulla che mi procuri sensazioni simili a quelle che provo in pista».

E quando finisce un Gran Premio, torna in Francia?
«No, vivo a Milano dal 2020, dopo aver vissuto due anni a Bologna. A Milano sto benissimo. Adoro tornare a Parigi di tanto in tanto, ma Milano è un po’ più piccola, più confortevole e c’è proprio tutto».

Quanto è cambiato il concetto di gentleman negli ultimi anni?
«I valori profondi sono sempre gli stessi, sono valori umani che ci caratterizzano. Oggi abbiamo a disposizione strumenti e tecnologie differenti, ma i principi della condivisione sono identici».

Si resta gentleman anche in pista?
«Si cerca. Ma è una gara, è un altro universo. Quando scendo dall’auto cerco di essere sempre un gentleman. In pista invece c’è la voglia di vincere, è come essere un gladiatore in un’arena, l’ambiente circostante è piuttosto ostile».

Chi è il più gentleman che ha conosciuto?
«Mio padre. Correva anche lui, la mia è una famiglia di appassionati di corse. Si figuri che correva anche mia nonna: era campionessa regionale di go-kart in Normandia. Lo so, fa un po’ ridere, ma il nonno era fanatico di corse e anche i miei quattro fratelli maggiori lo sono».

Che rapporto ha con il profumo?
«È un’abitudine che rientra nella mia routine quotidiana. Lo indosso tutti i giorni e per me è sempre stato importante, fin da ragazzino. Mi piace avere un buon odore e lo rimetto più volte al giorno. Lo indosso al mattino, mi alleno (cosa che faccio tutti i giorni), dopo lo sport faccio la doccia e lo spruzzo di nuovo. Ne metto un po’ anche alla sera, prima di andare a letto. Mi fa sentire a mio agio. Amo la sensazione di avere addosso un buon profumo».

Si profuma prima di un gran premio?
«Certo, come tutte le mattine».

Ha qualche rituale scaramantico che segue prima della corsa?
«Non ho rituali, ho una routine per gestire gli ultimi minuti prima del Gran Premio. Però dico sempre una preghiera prima di salire in macchina».

Chi è la prima persona che vuole vedere e abbracciare quando finisce la gara?
«La mia compagna, che mi supporta sempre e condivide con me la vita di ogni giorno».

La segue ovunque?
«Non proprio. Ho un calendario impegnativo e anche lei ha la sua vita, però riusciamo a organizzarci perché stia insieme a me nella maggioranza dei Gran Premi. Cerchiamo di destreggiarci il meglio possibile».

C’è un momento della sua vita in cui è stato davvero un gentleman e uno in cui non lo è stato affatto?
«Bella domanda! In positivo direi quando ho organizzato una serata a sorpresa a casa per celebrare il nostro anniversario. La mia compagna non se l’aspettava, c’erano rose e candele ovunque. E' stato bellissimo. In generale sono molto legato agli affetti, alla famiglia e agli amici e cerco spesso di organizzare degli eventi per farli felici. Ho bisogno di sapere che la gente che amo è contenta. Solo in pista non sono un gentleman».