Il nome di Jay-Z, marito di Beyoncé, è stato aggiunto ieri nella causa civile per violenza sessuale ai danni di una minorenne, intentata lo scorso ottobre contro Sean John Combs, il rapper statunitense noto come Puff Daddy o P. Diddy (in carcere da marzo con l'accusa di tratta di esseri umani e di esser stato a capo di un'organizzazione criminale legata allo sfruttamento sessuale. Il processo è fissato per maggio 2025).
Oltre a Puff Daddy, nella causa venivano tirate in ballo altre due star, un uomo e una donna, ma i loro nomi non erano stati resi noti. I due venivano indicati come «Star A» e «Star B». Ma, ieri, la svolta.
Il produttore discografico è stato accusato di aver violentato una ragazza di 13 anni - insieme a Sean «Diddy» Combs - nel 2000. Nella causa civile, una donna, la cui identità resta anonima , sostiene di essere stata aggredita dopo essere stata accompagnata a un afterparty degli MTV Video Music Awards. La donna dice essere stata violentata da Combs e Jay-Z, alla presenza di una celebrità femminile (Star B, appunto). Jane Doe chiede danni non ancora specificati, e il suo avvocato, Tony Buzbee, ha dichiarato di rappresentare oltre 100 persone che accusano Combs di cattiva condotta. Gli avvocati di Combs hanno definito le accuse della donna «manovre pubblicitarie spudorate, progettate per estorcere denaro da celebrità che temono di vedere diffuse menzogne su di loro».
Jay-Z ha spiegato che lui e la moglie Beyoncé «dovranno parlare ai loro figli» (Blue Ivy di 12 anni e i gemelli Rumi e Sir di 7) e nega con fermezza l’accusa di stupro, definendola «atroce». «Il mio unico dolore è per la mia famiglia», ha dichiarato. «Mia moglie ed io dovremo parlare con i nostri figli, una dei quali ha un’età per cui gli amici, che vedranno sicuramente le notizie della stampa, le faranno domande sulla natura di queste accuse. Dovremo spiegare loro dove arrivano la crudeltà e l’avidità delle persone». E ancora: «Piango per l’ennesima perdita dell’innocenza».
Ed è molto dura la sua replica all’avvocato della donna che lo accusa, lo stesso che tramite una class action ha già raccolto 120 casi (su migliaia di segnalazioni ricevute) compreso quello di un ragazzo che all'epoca degli abusi aveva 9 anni: «Il mio avvocato ha ricevuto un tentativo di ricatto da un “legale” di nome Tony Buzbee, convinto che la natura di queste accuse mi avrebbero spinto a patteggiare. No signore, ha avuto l’effetto opposto! Mi ha fatto venire voglia di smascherarti in modo molto pubblico. Quindi no, non ti darò neanche un centesimo!». E ancora: «Queste accuse sono così atroci che ti invito a presentare una denuncia penale, non una civile. Chiunque commetta un crimine così grave contro un minore dovrebbe essere incarcerato, non sei d'accordo? Queste presunte vittime meriterebbero una vera giustizia, se fosse davvero così».
E, diretto a Tony Buzbee, che ha già presentato oltre 20 cause per reati di violenza sessuale contro Combs: «Non ho idea di come tu sia diventato un essere umano così deplorevole, signor Buzbee, ma ti assicuro che ho visto persone come te molte volte. Sono più che preparato ad affrontare questo tipo di persone. Hai commesso un terribile errore di giudizio pensando che tutte le celebrità siano uguali. Io non vengo dal tuo mondo. Sono un giovane che è uscito dai quartieri popolari di Brooklyn. Noi non giochiamo a questi giochi. Abbiamo codici e onore molto rigidi. Noi proteggiamo i bambini. Tu sembri sfruttare le persone per un guadagno personale. Solo la tua rete di teorici della cospirazione e ciarlatani crederà alle ridicole accuse che hai mosso contro di me che, se non fosse per la gravità del tema legato ai danni sui bambini, sarebbero ridicole. Non vedo l’ora di dimostrarti quanto sono diverso».