«“La sensibilità cambierà il mondo” è una dichiarazione ambiziosa: lo crede un obiettivo fattibile?». «Questo mondo così com’è per noi PAS è abbastanza complicato, ma lo vedo anche come un luogo sempre più meraviglioso da abitare». La domanda rivolta a Gabriele Genovese era volutamente provocatoria: in un mondo iperstimolato e iperfrenetico, come si sente una Persona Altamente Sensibile? Cosa prova? Quali sono le risorse che mette in campo per rispondere ai numerosi stimoli che ogni giorno il vivere in questa società offre?
Gabriele ha iniziato a parlare sui social di sensibilità quattro anni fa non perché ne è esperto in senso accademico, ma perché lo vive ogni giorno sulla sua pelle: «Da bambino, amavo perdermi nei libri e la sera trascorrevo ore con il naso all’insù a guardare le stelle con la sensazione di appartenere a un luogo diverso», racconta in videocall, fissando la camera con i suoi occhi azzurrissimi. «Al contrario di molti miei coetanei, le feste di compleanno, così rumorose e caotiche, erano e sono ancora oggi un momento traumatico e, crescendo, l’ansia provocata da esami e interrogazioni e poi dal desiderio di non deludere le aspettative sul lavoro diventava quasi invalidante».
Un sentirsi «strano, diverso», che lo porta a scoprire più tardi, tramite dei test autodiagnostici, elaborati dalla dottoressa Elaine Aron, psicologa esperta in ricerca sull’Alta Sensibilità, di essere una Persona Altamente Sensibile: «Vorrei subito sgomberare il campo da fraintendimenti e cattiva informazione: essere una PAS non è una patologia, ma un tratto della personalità, una caratteristica innata, di carattere genetico, e in quanto tale ereditabile. Così vengono definite le persone che percepiscono gli stimoli interni ed esterni con particolare intensità e li elaborano in modo più profondo. Le Persone Altamente Sensibili si contraddistinguono, fra le altre cose, perché sono dotate di grande empatia e di un intuito particolarmente sviluppato».
Circa il 20% della popolazione mondiale è altamente sensibile: «Non siamo poi così complicati da capire, in fondo... Semplicemente, sentiamo tutto troppo. Per questo, da qualche anno sui social mi prodigo per fare informazione o quantomeno, per creare dei video in cui anche le altre PAS si ritrovino: per creare un ambiente di dialogo per chi è come me, affinché non si senta più sbagliato né solo».
Ecco anche perché da qualche mese in libreria si può trovare anche il suo primo libro, intitolato proprio La sensibilità cambierà il mondo, edito da Piemme: per dare più eco a una tematica ancora così poco conosciuta, sebbene oggi di sensibilità parli chiunque.
Ritorno sulla mia prima domanda: cosa significa essere una Persona Altamente Sensibile oggi?
«Non è semplice essere sensibili in questa società, che vede la sensibilità ancora come uno svantaggio e non come un dono: è ancora in uso l’associare questa caratteristica al mondo femminile, quindi il vederlo come un tratto che va nascosto, evitato, cambiato, rafforzato. Perché per tanti ancora oggi essere sensibili è sinonimo di essere deboli».
E invece?
«Empatizziamo tantissimo; notiamo ogni dettaglio, anche solo con uno sguardo; abbiamo un intuito incredibile, tanto che a una sola occhiata, riusciamo a capire cosa passa per la testa delle altre persone».
Da come li racconta, sembrano dei superpoteri, più che degli svantaggi…
«Dipende sempre dal modo in cui vivi le cose che ti capitano: so di molte persone che considerano l’Alta Sensibilità una maledizione, perché si soffre tanto di più. Ma spesso, almeno nel mio caso, la sofferenza è stata una grande insegnante».
Qual è stato, a memoria, uno dei suoi più grandi momenti di dolore?
«Quando è mancato mio nonno materno, con il quale sono cresciuto. Gli ero molto affezionato, per me era come un secondo padre. Era una figura di riferimento importante: contadino, mi ha insegnato la vita semplice. Mi ha sempre protetto e messo sul piedistallo. E poi, mi ha mostrato con la vita cosa è la volontà: diagnosticato a 40 anni con un focolaio di polmonite, per il quale gli avevano dato pochi anni di vita, è arrivato fino quasi ai 90 anni. Ho fatto mia la sua forza e i suoi valori, che oggi che sono adulto, sono la mia bussola».
Come si manifestava la sua sensibilità quando era un bambino?
«Mi sentivo diverso, come, non sapevo spiegarlo. Avevo difficoltà a fare le cose che gli altri bambini facevano normalmente: non amavo le feste di compleanno, non sentivo proprio il bisogno di immergermi in situazioni in cui le mie energie si scaricavano in men che non si dica. Amavo stare da solo: leggere mi permetteva di esplorare mondi nuovi senza fare fatica. In vacanza, ma anche in qualsiasi situazione, non sentivo il bisogno di socializzare: infatti, non avevo amici nei luoghi di villeggiatura che frequentavo con la mia famiglia».
Oggi è ancora così?
«Oggi ho preso consapevolezza del mio funzionamento e mi tutelo, in modo gentile e responsabile: ho imparato a mettermi al primo posto, stabilendo confini solidi con le altre persone. Se per esempio, non me la sento di andare a un incontro, dove so che ci saranno molte persone o non farà bene al mio umore, dico “No, grazie”. L’esperienza maturata negli anni mi ha insegnato a non ritrovarmi in situazioni scomode già vissute o a evitare un certo tipo di persone».
Quali, per esempio?
«Siamo le vittime perfette delle persone narcisiste e manipolatrici: siamo empatici, innanzitutto, e questo ci porta a vivere spontaneamente le emozioni degli altri come se fossero le nostre. Poi, ci scusiamo per gli errori altrui, consideriamo il benessere degli altri una nostra responsabilità, siamo sempre in prima fila quando c’è da ricevere colpe e rimproveri. Inoltre, tendiamo a dare il 100% in una relazione, che si tratti di un rapporto sentimentale o di amicizia. Chi ha bisogno di sentirsi valorizzato, di dare spazio al proprio ego, di avere il controllo della situazione e disporre a proprio piacimento degli altri e delle loro emozioni, troverà il terreno perfetto in una PAS».
In amore, quindi, come si fa?
«Se non trovi la persona giusta, che ti comprende appieno, è fin troppo facile scivolare in una relazione in cui i tuoi bisogni scompaiono. Alle Persone Altamente Sensibili viene spontaneo cercare di soddisfare le necessità altrui: in una relazione può essere magnifico, crea un’intesa profonda e porta a una grande tenerezza, ma può anche essere una trappola, soprattutto se, mentre ti occupi delle necessità degli altri, dimentichi completamente le tue».
Lei ha scelto di passare molto tempo sui social per fare informazione e rete sulla sensibilità: come gestisce tutti i commenti e i messaggi che le arrivano? Saranno tantissimi…
«La tecnologia è uno strumento, quindi un’arma a doppio taglio: dipende dall’uso che se ne fa. Io ho imparato a ritagliarmi i miei spazi e il mio tempo: comunico con le mie tempistiche, ogni tanto sparisco per ricaricarmi, ma quando ci sono, voglio essere presente. Per questo cerco di rispondere sempre a tutti, anche agli haters».
Ecco, loro: come li gestisce?
«Le persone sensibili sono il bersaglio preferito per le offese gratuite. Con qualcuno mi metto lì a rispondere, provando a ragionarci insieme per comprendere da dove arriva tutta quella frustrazione: tanti sono solo molto materialisti, altri hanno bisogno di attenzione, altri ancora sono infastiditi dalla mia sensibilità, perché vi si specchiano, ma non sono ancora arrivati ad accettarsi per come sono. Pensi che con un hater, tempo fa, mi misi a parlarci per ore, provando a vestire i suoi panni. Be’, ha dato i suoi frutti: oggi siamo amici ed è uno dei miei più grandi sostenitori. È chiaro che non posso cercare di far ragionare tutti, ma avendo un buonissimo intuito, capisco quando c’è margine per il cambiamento».
È così che proverà a cambiare il mondo, un cuore alla volta?
«Così, certo, ma vorrei portare anche dei progetti di sensibilizzazione nelle scuole, dove vorrei fossero insegnate il rispetto e la gentilezza come materie fondamentali. Mostrare ai bambini come gestire le proprie emozioni, di modo che le vedano come risorse e non come debolezze, e poi ricordare a tutti che ognuno può fare il suo pezzo in questo mondo: ogni granello di sabbia può cambiare il corso di un fiume, a prescindere dal proprio grado di sensibilità».
FONTI: