Bad Bunny: «Quando ho compiuto vent’anni, ho pensato fosse la fine. Lavoravo in un supermercato, ero depresso»

Intervistato al The Zane Lowe Show, l’artista portoricano - fresco di nuovo album - è tornato indietro con la mente a dieci anni fa, quando lavorava in un supermarket: «A quell’età ero depresso, ero convinto che sarei morto. Oggi sto imparando a non pensare troppo e a godermi il momento»
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L’importanza delle radici. Con l’album Debí tirar más fotos, uscito il 5 gennaio, Bad Bunny ha virato verso un ritorno a casa: reduce da Un verano sin ti, il disco più venduto dell’anno negli USA nel 2022, e da Nadie sabe lo que va a pasar mañana, una sorta di inno allo sfarzo, l’artista ha scelto stavolta di condurre il pubblico nella sua Porto Rico, dov’è nato e cresciuto. «Ricordo che quando ero bambino mia mamma mi comprò un biglietto per gli Stati Uniti e io cominciai a piangere, perché non ci volevo andare», ha raccontato a The Zane Lowe Show, su Apple Music 1. «Poi mi disse che era solo per due settimane».

Un legame forte da sempre, dunque, capace di resistere anche al successo. «Ci sono molti artisti che quando raggiungono la fama si trasferiscono in altri posti, ma io non voglio farlo. Certo, mi piace New York e voglio avere una casa lì, o una casa in Svizzera, non lo so, ma voglio vivere per sempre a Porto Rico», ha aggiunto il rapper, all’anagrafe Benito Antonio Martínez Ocasio, rivelando poi che porta avanti rapporti di lunga data: «Ho gli stessi amici da quando ero bambino, uno lo conosco da quando avevamo dieci anni. Per me non è mai stato facile fare nuove amicizie, anche solo dire ciao, perché sono timido».

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Bun Bunny, sempre in tema «origini», ha spostato poi il focus sulla sua infanzia in famiglia: «È stata bellissima, i miei genitori lavoravano duramente affinché a me e a mio fratello non mancasse nulla. Se sono stato influenzato dalla loro etica del lavoro? Forse. Di sicuro mi hanno insegnato un sacco di cose: da mia mamma, ad esempio, ho imparato la puntualità, il rispetto del tempo degli altri. Lei arrivava sempre con dieci minuti d’anticipo e così faccio anch’io, seppur sia insolito per un artista. Da mio papà invece ho imparato la generosità: ricordo che donava le scarpe che non usavo agli altri bambini del quartiere».

Eppure, Bad Bunny ha dovuto affrontare anche un momento complesso alla fine della sua adolescenza: «Ricordo che quando ho compiuto 20 anni ero depresso, credevo che fosse la fine della mia vita, che sarei morto. All’epoca ero un ragazzo normale, studiavo e lavoravo al supermercato», ha sottolineato il cantante, rispondendo alle domande di Zane Lowe. «Insoddisfatto? Diciamo che sono una persona molto emotiva. Oggi, che ne ho 30, sto imparando a non pensare troppo, ad avere fiducia in Dio e a godermi il momento. Certo, la gente inizia domandarmi se mi sposerò, se avrò dei figli. E inizi a chiederti se stai sbagliando».

Da qui parte «una riflessione sulla propria vita, sulla propria storia, sulla propria carriera». Appunto, Bad Bunny è nel settore da circa dieci anni e, seppur si senta sempre come «un esordiente al primo disco», Debí tirar más fotos è già il sesto in studio da solista. È stato registrato tra Porto Rico e New York, ma anche l’ufficio americano è stato addobbato a dovere: «Sono andato in un negozio di souvenir portoricani e abbiamo comprato migliaia di bandierine e coquí (la rana simbolo del paese, ndr)». Per sentirsi a casa.